this post was submitted on 12 Feb 2024
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Che succede nel Fediverso?

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Darwin, tecnologia, società e il caso del Fediverso. Torna il nostro consueto appuntamento con il #DarwinDay

Il post poliverso.org/display/0477a01e… è stato pubbicato anche su @fediverso

Come ogni anno (questa è la quarta volta) cercheremo di festeggiare il #DarwinDay con una riflessione che, prendendo spunto da quella teoria del caos che viene fissata per la prima volta nell'opera darwiniana, cerca di applicarla a realtà molto diverse. Oggi lo faremo parlando di fediverso, tecnologia e società.

Tra la fine del 2022 e quella del 2023 il Fediverso si è evoluto da fenomeno di nicchia, conosciuto al massimo da una comunità ristretta e orgogliosamente alternativa, ad argomento di tendenza per un pubblico generalista.
Contro ogni previsione e malgrado la sua apparente marginalità, le recenti condizioni ambientali (come l’insofferenza degli utenti verso il giardino recintato dei social tradizionali o la necessità delle aziende informatiche di reinventarsi) hanno premiato le caratteristiche del Fediverso che è diventato esso stesso un fattore di condizionamento ambientale per tutto il mondo dei social e del web.

Su quanto sia determinante il condizionamento ambientale e i meccanismi con cui esso agisce, la biologia evolutiva ci ha fornito un quadro concettuale così valido da poter essere impiegato anche oltre l’ambito biologico, per capire ad esempio il motivo per cui nella storia si sono affermate certe popolazioni, certe ideologie, certe tecnologie: non per un particolare merito, ma solo perché spesso le condizioni ambientali ne rendevano vantaggiose alcune caratteristiche. Inoltre l’affermazione di queste realtà determinavano a loro volta alcune modificazioni dello scenario che in seguito avrebbero premiato coloro che erano già forti o, paradossalmente, avrebbero agevolato altri nuovi attori concorrenti.

Il Fediverso rappresenta uno di questi casi: esiste da quasi un decennio, ma fino alla metà del 2022 non aveva riscosso particolare successo, né aveva inciso su alcun aspetto della tecnologia o, tantomeno, della società. A un osservatore imparziale il Fediverso sarebbe anzi sembrato un “caso di insuccesso” anche solo per il disinteresse di quello che doveva essere il suo pubblico ideale: infatti, benché una buona parte degli utenti storici del Fediverso fosse costituita da attivisti appartenenti alle più note comunità legate al software libero (quella dei linuxiani o quella dei wikipediani o quella degli hacker, per esempio), solo una minoranza di questi attivisti aveva un account nel Fediverso, mentre la maggior parte di essi preferiva frequentare i social commerciali.

Che il Fediverso potesse avere un successo così grande da poter diventare un fattore di condizionamento ambientale, abbiamo faticato a capirlo anche noi amministratori di istanza (se non lo sapete, siamo amministratori di tre istanze: poliverso.org, feddit.it e poliversity.it), sebbene quella del Fediverso fosse già la comunità basata su software open source più numerosa al mondo (già a inizio 2022 si contavano più di 400.000 utenti attivi nel Fediverso, contro i 32.000 di Wikipedia che pure è una comunità costituita da centinaia di milioni di utenti!); eppure tutto è cambiato quando nell’arco di un anno sono avvenuti tre eventi dirompenti: gli effetti dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk, la svolta "autoritaria" di Reddit e il lancio di Threads da parte di Meta.

Questi tre eventi sono stati sicuramente causati dalle recenti politiche USA sui tassi di interesse che, impedendo alle Big Tech di attingere a finanziamenti a costo zero, le costringe a reinventarsi dopo anni di vita facile; ma al di là delle cause che li hanno determinati, quello che importa è che tali eventi hanno agito sul Fediverso come farebbe una fionda gravitazionale su una sonda interplanetaria: l’immensa massa critica delle tre piataforme, Twitter Reddit e Instagram, ha attratto il fediverso e l’ha rilanciato a una velocità impensabile.

Con il primo evento, l’epifania del Fediverso ha assunto la forma di Mastodon, un software nato dall’ingegneria inversa operata su Twitter. Il primo fattore ambientale ad averlo agevolato è stato l’aumento dell’avversione per Twitter da parte del pubblico più progressista (o, come dicono gli anglosassoni, “liberal”) e il fatto che proprio quel pubblico potesse contare su un prodotto nato a immagine e somiglianza (ma anche in opposizione a Twitter). Le reazioni scomposte del suo nuovo proprietario (il blocco degli account che pubblicizzavano Mastodon e degli stessi link verso le istanze più importanti) insieme ad altri provvedimenti (i licenziamenti, la limitazione delle API, le spunte blu a pagamento), hanno confermato il già pessimo pregiudizio degli utenti più insofferenti, accelerando la migrazione già in atto.

Il secondo evento è stato determinato dalle scelte dell’AD di Reddit, Steve Huffman che, annunciando l’accesso a pagamento alle API, avrebbe reso impossibile l’esistenza delle amatissime app non ufficiali. In questo caso, la migrazione è avvenuta verso un altro progetto del Fediverso, ossia Lemmy: la migliore alternativa federata a Reddit ha avuto un incremento tale da diventare il secondo servizio del Fediverso dopo Mastodon per utenti attivi.

A differenza dei due precedenti, il terzo evento non è stato provocato da una qualche tempesta reputazionale (non sarebbe stato insolito, considerando l’impatto talvolta drammatico delle creature di Zuckerberg sulla politica o la società), ma da un contributo attivo. Meta ha inaugurato Threads, un social di microblogging ispirato a Mastodon, pensato per attrarre gli utenti del vecchio Twitter (e del nuovo Bluesky) e già predisposto per interoperare con il Fediverso. Con Threads il Fediverso è diventato un “inserto” allegato a Instagram, il social più attivo e giovanile della scuderia di Meta, e l’entità di questa operazione ci racconta forse più cose sulla grandezza di Instagram che sull’importanza del Fediverso, ma il risultato è stato comunque l’adesione (anche se per ora quasi totalmente incompleta) di centinaia di milioni di utenti al Fediverso.

All’impatto determinato da questi tre eventi si è aggiunto anche quello, meno rilevante ma comunque significativo, dell’apertura al Fediverso di realtà come Wordpress, TumbIr, Flipboard, Discourse: questa “corsa all’apertura” ha probabilmente fatto preoccupare lo stesso Bluesky, che non fa parte del Fediverso, ma che ha deciso finalmente di aprire i suoi post al pubblico almeno in sola lettura e che nei giorni scorsi ha liberalizzato le iscrizioni che prima erano consentite solo su invito.

L’impatto sulla società digitale

L’impatto di Threads sui social network e sulla stessa comunità del “Fediverso libero” è stato spiegato su diverse testate e noi stessi ne abbiamo parlato su quste pagine, ma (anche se quasi tutti i nostri lettori conoscono il Fediverso) conviene fermarsi un momento sul concetto di interoperabilità tra piattaforme federate: questa è la possibilità di trasmettere in modo comprensibile, tra i diversi software installati su diversi server, tutte le informazioni su come descrivere “oggetti” (utenti o messaggi), “eventi” (dare o ricevere like, chi segue chi) e “visibillità” (chi può vedere cosa).

Il “protocollo” che fissa queste regole, il cosiddetto ActivityPub, fa funzionare il fediverso come un sistema di centri ricreativi convenzionati tra loro: i social come Mastodon o Friendica (su qualsiasi server si trovino) sono come comunità abitative: gli utenti li “abitano” come farebbero con motel, resort o campeggi e fruiscono di piattaforme di pubblicazione come Peertube e Funkwhale come farebbero con cinema e auditorium; tutti possono andare dovunque e restare vicendevolmente in contatto.

ActivityPub non è certo il migliore dei protocolli possibili, ma alcune sue caratteristiche ne hanno reso possibile il successo:

  1. la diffusione: dieci milioni di utenti sono un pubblico interessante;
  2. la versatilità: tanti utenti con esigenze diverse hanno fatto nascere progetti diversi: una palestra di ingegneria del software e ingegneria inversa (spesso si tratta di cloni di piattaforme famose) che ha attirato l’interesse delle aree ricerca e sviluppo;
  3. il fattore “conoscenza aperta”: uno standard aperto attira chi sviluppa software libero ed ecco una biblioteca aperta in cui gli sviluppatori hanno potuto leggersi, copiarsi, infettarsi, ispirarsi e ramificare le proprie esperienze;
  4. l’indeterminazione: ActivityPub non è un protocollo perfetto (complesso, documentato male e soggetto a processi decisionali poco chiari) ma questo ha fatto germinare tante idee utili a risolvere volta per volta problemi inattesi;
  5. compatibilità con le attuali condizioni abientali: per i social commerciali in crisi reputazionale, reduci da fallimenti (qualcuno ha detto Metaverso?), incapaci di attirare nuovi utenti, colpiti dalle normative europee e sempre meno innovativi, il Fediverso è diventato un serbatoio di soluzioni e di utenti; e una terra promessa, per gli utenti delusi dai social.

Come spesso avviene, la fitness darwiniana conta più delle qualità intrinseche e così ormai nessun soggetto dei social, del web in generale e della produzione e fruizione dei contenuti potrà fare a meno di implementare strumenti di comunicazione con il Fediverso, né di riservare risorse allo sviluppo di soluzioni compatibili con il protocollo ActivityPub.

Il Fediverso è così diventato una di quelle realtà che modificano la realtà, così come quando l’atmosfera terrestre, satura di CO2, ha agevolato gli organismi che la utilizzavano per accrescersi ed espellevano ossigeno come prodotto di scarto; ma in tal modo la proliferazione di quegli organismi ha modificato l’ambiente rendendo l’atmosfera più ricca di ossigeno e determinando lo sviluppo delle specie più adattate a respirarlo.

Una società interoperabile?

Ma ActivityPub riverserà ossigeno nella nostra società reale? Quale sarà questo ossigeno? Quali saranno le specie che questo ecosistema potrà avvantaggiare?

L’interoperabilità ha diverse analogie con l’ossigeno, che può essere un gas instabile e infiammabile ma anche necessario a respirare: nell’economia dei servizi, l’interoperabilità espone i “gestori” a più imprevisti rispetto a un sistema chiuso, oltre al fatto che chi detiene un monopolio guarda all’interoperabilità come a un rischio esistenziale; tuttavia il consumatore-utente può solo essere avvantaggiato quando si sottrae al controllo di un unico fornitore.

Il valore dell’interoperabilità non è stato ancora apprezzato nella cultura di massa: i cittadini, le associazioni civiche, le unioni sindacali o gli stessi partiti, preferiscono ancora le strutture piramidali chiuse (o “federate” solo al proprio interno). D’altra parte le migliori élites intellettuali dell’Unione Europea hanno intuito da qualche anno che il valore dell’interoperabilità deve essere promosso.

La tecnologia è naturalmente l’aspetto in cui è più facile favorire l’interoperabilità, cosa che la Commissione Europea sta facendo sia in generale, con la pressione normativa determinata da Digital Markets Act e Digital Service Act, sia nello specifico, col finanziamento di progetti basati proprio su ActivityPub: la Next Generation Internet Initiative, che ha finanziato diversi progetti del Fediverso come Mastodon, PeerTube, Pixelfed, GoToSocial, Lemmy e Owncast, ha motivato chiaramente la finalità di queste iniziative:

“Nell’ambito della Next Generation Internet Initiative, abbiamo lavorato verso futuri alternativi di Internet per creare un’Internet resiliente, affidabile e sostenibile. Questi futuri alternativi hanno una cosa in comune: si basano su tecnologie comuni: standard aperti, software e hardware libero&open‑source e dati aperti. Questi sono ingredienti ideali per ripristinare la salute di Internet perché consentono ai singoli utenti e alla comunità di gestire i propri servizi Internet piuttosto che elevare una singola entità aziendale in una sovrapposizione dominante (link)”

e, più oltre,

“Offrendo ai cittadini un'alternativa ai principali attori commerciali, ActivityPub fornisce gli elementi concettuali per una cooperazione trasversale. Apre inoltre la porta a un’adozione diffusa del Fediverso, rendendo Internet nuovamente un’infrastruttura decentralizzata in grado di accogliere la diversità (grassetto nostro), formando un’alternativa libera e più democratica alla situazione odierna”

La diversità è quindi ufficialmente uno dei valori guida dell’Unione Europea: non solo la semplice tutela della diversità, ma la promozione della diversità futura. Con la NGI Initiative, la UE è forse la prima entità che abbia investito deliberatamente sulla diversità come risorsa per il futuro.

Infatti la lezione di Darwin ci ha insegnato che se una “specie” presenta maggiore variabilità, allora alcuni dei suoi membri potranno avere più spesso caratteristiche diverse che in futuro potranno determinare una capacità adattativa utile al momento opportuno, portando alla sopravvivenza di quei membri o, almeno, allo sviluppo di una nuova specie “figlia”. E infatti, avere stanziato degli investimenti (cifre tutto sommato limitate, ma indicative comunque di un certo coraggio visionario), su progetti diversi basati su ActivityPub, ci ha consentito oggi di disporre di un bouquet di soluzioni nuove, forse non sempre del tutto mature, ma che possono costituire dei semilavorati o almeno laboratori di idee utili ad affrontare problemi che ieri non eravamo neanche in grado di pensare.

E l’interoperabilità, intesa come il modo di mettere in comunicazione e far collaborare entità diverse malgrado le rispettive differenze, potrebbe essere l’ossigeno che, anche al di fuori dell’ambito tecnologico, offrirà un habitat ideale alla diversità ed è proprio qui che la nostra società potrà fare tesoro del modello del Fediverso e valutare quanto sia possibile investire in una ricerca etica e politica finalizzata a sperimentare forme di aggregazione sociali partecipate, interoperabili e aperte.

La gestione delle diversità può essere il principio per la costituzione di nuove organizzazioni sociali e, a offrirci un interessante modello “in vitro” dei sistemi di convivenza civica, potrebbero essere proprio le differenti gestioni delle istanze del Fediverso, le loro prassi di moderazione, i rapporti tra un’istanza e un’altra, le forme con cui queste istanze si organizzano e si autoregolano in funzione dei fattori ambientali.

Ancora più attuale è il modo in cui il fediverso ha gestito la convivenza a fronte delle recenti “grandi migrazioni”, del ricambio generazionale (i geek della prima ora, gli ex tweeter della prima migrazione, i redditors della terza, i curiosi dell’ultima), della gentrificazione di alcune istanze, dell’affermazione identitaria o dello spopolamento che ne ha caratterizzato altre: tutto ciò ci offre esempi di come può essere gestito un mondo policentrico e interculturale a “demografia differenziata” come quello in cui ci troviamo oggi.

Infine il modo in cui queste comunità reagiscono all’invazione da parte di BigTech come Meta, in base alla propria cultura di comunità o agli strumenti messi a disposizione dai software con cui funzionano le diverse istanze, è un interessante “ambiente di simulazione” per studiare come una società può reagire e resistere a una rivoluzione religiosa, a campagne di marketing politico e disinformazione oppure a una privatizzazione o, al contrario, a una collettivizzazione della società.

Sia chiaro: il Fediverso è un tema ancora troppo recente perché rilevare il suo influsso sulle teorie sociali e politiche; gli stessi seguaci di Abdullah Öcalan non si sono ancora accorti che il “confederalismo democratico” è oggi l’elaborazione politica che meglio rispecchia la gestione delle istanze del Fediverso e del sistema di cittadinanze trasversali dei suoi utenti. E se già è più pensabile calare la struttura federata nella società reale, ancora più complesso è traslare il concetto di interoperabilità nei processi sociali e politici.

Forse il “protocollo ActivityPub” della società futura risiederà nei nuovi metodi di democrazia partecipativa, ausiliaria a quella delle cadenze elettorali; o in nuove modalità per far comunicare e mettere a fattor comune diverse organizzazioni sindacali e associazioni di quartiere; o nell’elaborazione di nuovi concetti di transazione economica e di proprietà; e tutto ciò magari porterà a una rielaborazione di forme già conosciute in passato, come il corporativismo o il modello dei soviet, ma senza la struttura piramidale che li caratterizzava.

L’esperienza tuttavia ci mostra che capire quale sarà l’ActivityPub dietro al “Fediverso della società”, va al di là del nostro perimetro di conoscibilità. La lezione del Fediverso è che un nuovo modello arriva con più facilità se ci si allena a elaborare più “modelli possibili” e per farlo bisogna esercitare la fantasia: non solo quella che nasce dalla spontaneità, ma anche quella che deriva dalla conoscenza, quella grazie alla quale si possono realizzare costruzioni intellettuali come i protocolli informatici e il codice con cui sono scritti i software, come le regole di convivenza e i processi previsti per tutelare la privacy degli utenti, come la cultura progettuale e finanziaria per rendere i progetti sostenibili dal punto di vista economico e ambientale, e come la cultura sociale di tutti quegli utenti che si sono mostrati pronti ad apprezzare un ambiente piacevole, paritario e aperto come il Fediverso.

Le condizioni che hanno decretato il “successo” di ActivityPub e del Fediverso sono quindi contingenti, ma quelle -ben più importanti- che hanno permesso di realizzarlo prima che avesse successo, dipendono dal fatto che utenti e sviluppatori sono il prodotto di una società mediamente molto istruita e che dispone di un agevole accesso alla conoscenza.

Probabilmente riconosceremo il “fediverso della società” solo quando ci comparirà davanti ben vestito e con un grande cartello in mano, ma per ora possiamo renderne più facile la sua nascita, creando un sistema che incentivi sempre più istruzione (istruzione, non formazione) per tutte le fasce sociali e -non meno importante- tutte le fasce di età, incoraggiando il confronto transfrontaliero per renderlo più sostenibile e accessibile a tutti coloro che vogliano imparare o insegnare: un tale rimescolamento consentirà di contaminare culture e generazioni diverse con metodologie, conoscenze e didattiche diverse e sarà il miglior antidoto all’impoverimento, all’obsolescenza o al vero e proprio sottosviluppo che già colpisce alcuni sistemi educativi nazionali.

Ecco allora che lo scenario che ha prodotto il Fediverso può farci capire quanto il diritto all’istruzione e il diritto alla conoscenza siano ancora gli ingredienti più importanti per costruire una società evoluta. E forse proprio la tecnologia del Fediverso ci aiuterà a creare ambienti e strumenti per promuovere attivamente questi due diritti fondamentali, rivolgendosi con qualcuno dei suoi progetti, alle realtà che più di tutte ne condizionano l’esercizio: la scuola, la ricerca e l’editoria, ossia i tre settori fondamentali per costruire nuovi linguaggi o per recuperarne di meno nuovi, così da consentire a culture e società differenti di comunicare, riconoscersi e “interoperare” più facilmente l’una con l’altra.
Benvenuto nel Poliverso | Display

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