this post was submitted on 15 May 2024
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Politica interna, europea e internazionale

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🚫 Evitare notizie provenienti da fonti non affidabili. Per una rassegna, cfr la Black List di Butac al link https://www.butac.it/the-black-list/

Nel caso fosse proprio necessario postare link da quei siti, aggiungere al titolo la dicitura :

#Disinformazione?

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Di tutta evidenza i tanti segreti di stato che hanno agitato la gioventù e l’età adulta di intere generazioni sono tali solo per il popolo deliberatamente oscurato. Davanti a vicende come quella che segue, le rare riflessioni mediatiche – che incidentalmente emerse sono state subito archiviate dall’azione di sorveglianza di chi ha sempre saputo e taciuto – hanno al più suscitato qualche pubblica ansia passeggera, mai comunque nella psiche di coloro che svolgono occulti ed esecrabili professioni.

Il grande filosofo tedesco F. Hegel affermava che le cose note, proprio perché note, non sono conosciute, di certo non abbastanza. È questo il caso di una vicenda di spionaggio che sembra tratta da un libro di Le Carré. Seppur a suo tempo sviscerata dalla stampa internazionale (poco comunque da quella nazionale), essa merita tuttavia di essere rievocata, affinché non si perda coscienza che molte cose restano occulte nella tragedie che abbiamo davanti e che la qualità politica ed etica dei nostri cosiddetti amici è quanto mai scarsa.

L’11 febbraio 2020, per ragioni tuttora ignote, il giornalista del Washington Post (WP) Greg Miller informa i lettori che per mezzo secolo un elevato numero di paesi al mondo ha affidato la tutela delle informazioni sensibili (quelle che si scambiano al loro interno governi, organismi di sicurezza, militari e diplomatici) a macchinari prodotti da un’unica azienda, la “svizzera” Crypto AG. Una notizia priva di rilevanza se non fosse che quella società, nata in Svizzera, poi divenuta una Joint Venture Usa-Germania Cia-Nsa[/Bnd), è servita per fabbricare macchine che consentivano di decifrare le comunicazioni classificate dei paesi acquirenti.L’operazione, considerata dalle intelligence dei due paesi un successo al di là di ogni immaginazione, è stata rivelata da un’inchiesta congiunta del Washington Post e dell’emittente tedesca ZDF.

La Crypto viene fondata negli anni del secondo conflitto mondiale dallo svedese di origine russa Boris Hagelin[5] quale filiazione della AB Cryptoteknik, a sua volta creata nel 1920 a Stoccolma da un altro svedese, Arvid Gerhard Damm, consolidato produttore di macchine crittografiche meccaniche. Poco prima della guerra Damm scompare e la società passa sotto il controllo di Hagelin, suo principale investitore.

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